Biblioteche moderne e private

Biblioteche moderne e private

Nella modernità le biblioteche sono ricche di opere classiche, delle quali assai ricche erano le Biblioteche di Bobbio, di Pomposa e, soprattutto, quella di Montecassino. Accanto ad esse, eminentemente conventuali, sorsero nelle città le biblioteche episcopali, dalle stesse caratteristiche per quanto riguarda il materiale librario. Le biblioteche bizantine furono però quelle che maggiormente conservarono i testi classici che poi con l’umanesimo torneranno a diffondersi nel mondo della cultura.

Intanto anche i popoli arabi aprirono numerose biblioteche sparse nei vari centri; la sola Baghdad, nel sec. XIII, ne possedeva 36. Verso la fine del Medioevo le biblioteche ricevettero nuovi impulsi sia dalla sostituzione della carta alla piú costosa pergamena, sia dal piú ampio risveglio della cultura in seguito all’umanesimo, sia specialmente dal sorgere delle biblioteche dei grandi signori che contribuirono a diffondere quell’amore del libro sul quale si fonda la storia delle biblioteche rinascimentali.

Fondi appositi vennero stanziati per l’acquisto dei volumi; si diffuse l’uso della catalogazione; si organizzarono i vari servizi. Doni di privati accrebbero rapidamente i fondi librari. La Vaticana, dispersa quasi completamente col trasporto della sede papale ad Avignone, tornò a formarsi con Niccolò V (1447-55), per poi estendersi considerevolmente con Sisto IV (1471-84).

Biblioteche moderne

Si formavano intanto biblioteche private quali quella dei re di Francia, iniziata da Giovanni di Valois a metà del sec. XIV; le raccolte degli Angioini e degli Aragonesi a Napoli; la celebre biblioteca fondata a Buda da Mattia Corvino; la biblioteca Sforzesca di Pavia; quella di Cesena, fondata da Malatesta IV (1453); l’Estense a Ferrara; quella d’Urbino, impiantata da Federico di Montefeltro (1471); quella dei Medici a Firenze; La Marciana a Venezia. Aumentò con l’umanesimo la richiesta di libri di classici, aumentò il gusto dell’illustrazione, della legatura; si accrebbe in una parola l’importanza culturale della biblioteca.

L’invenzione della stampa accelera il processo culturale già in atto; il libro si diffonde rapidamente e sorgono nuove 8. anche a carattere pubblico. Nuovi concetti si formano per l’organizzazione delle biblioteche. Anzitutto la maggiore facilità di acquisto impone delle soluzioni di carattere amministrativo, ma quello che piú preme sono i problemi che riguardano la collocazione, sorti dal rapidissimo aumento dei fondi librari. Da un lato quindi mecenati benemeriti che aumentano le dotazioni dei singoli istituti; dall’altro, bibliotecari di valore che si propongono di risolvere i vari problemi.

Sorge cosí una nuova scienza, la biblioteconomia, che riguarda tutto quanto può interessare una biblioteca, dai locali alle suppellettili, alla schedatura, alla collocazione. A Londra un esule italiano, A. Panizzi, fa del Britsh Museum una biblioteca modello; il Delisle, nella Nazionale di Parigi — accresciutasi a dismisura requisendo le antiche biblioteche religiose — riordina il materiale attraverso nuovi criteri ed una catalogazione piú accurata. Senz’altro, quest’ultima è stata una delle biblioteche più ammirate in tempi moderni.